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L’ambiente ci continua a mandare messaggi ed è proprio il caso di ascoltarli. Sia per noi, sia per tutte le persone che popolano questo splendido pianeta e il pianeta stesso. L’uomo ha abusato fin troppo a lungo dell’indulgenza della natura ed è ora di rimettersi in riga. Di tirare fuori la sensibilità sul tema che c’è dentro di noi e coltivarla. 

Ma com’è possibile dare in concreto una mano? Non è una responsabilità di cui dovrebbero farsene carico le autorità e le persone più influenti della società? Questo senza dubbio. Al contempo, però, è bene attivarsi in prima persona, con scelte consapevoli, figlie del rispetto. 

Non pensare che tu sia tagliato fuori, perché esistono dei semplici accorgimenti da adottare. Poniamo che intenda riverniciare casa. In commercio tanti illustri marchi propongono la pittura ecologica. Una soluzione pensata allo scopo di avere il meno possibile un impatto sull’ecosistema. Si ricollega al discorso il concetto della casa malata, che ti esporremo di seguito. 

 

La casa malata: perché ricorrere alla pittura ecologica

Spesso la nostra attenzione si focalizza esclusivamente sulla scelta della tecnica e sulla tonalità di pittura. Eppure nel momento di assumere una decisione si generato due tipi di problemi:

  • eccesso di emanazioni volatili negli ambienti;
  • ridotta traspirabilità dei muri. 

 

Anche se ti può sembrare incredibile, l’inquinamento domestico (o indoor) può essere decisamente più dannoso rispetto a quello presente all’esterno. Le esalazioni presenti in uno spazio confinato (di abitazione, di lavoro, di svago) sono notevoli. Non ce ne rendiamo conto, eppure le condizioni interne di un edificio sono spesso peggiori di quelle all’esterno. E rammenta: nei luoghi confinati spendiamo la maggior parte delle ore della giornata. 

I ricercatori hanno sancito il legame tra l’insorgere di patologie dell’uomo e i prodotti convenzionali per il trattamento dei muri. Sono soprattutto il cervello, il fegato e i nervi a essere sottoposti ai rischi nel caso di inalazione.

 

Gli articoli normalmente in commercio creano una pericolosa barriera protettiva

In generale, le pitture sono costituite da un legante, da un pigmento e da un solvente. Adesso, gli articoli tipicamente in commercio creano una vera e propria barriera protettiva. Impediscono cioè la naturale traspirabilità dei materiali da costruzione. E, dunque, inibiscono il crearsi di un positivo microclima abitativo. Le resine plastiche e le pitture che rivestono le pareti fanno sì che ciascuna particella tossica prodotta permanga all’interno. Per ogni kg di vernice applicata, evaporano dai 250 agli 800 g di solvente; è questione di un attimo capire quale sia la quantità di vapori nocivi inalati. I solventi si trovano soprattutto dentro le pitture, le vernici, i prodotti svernicianti e quelli impregnanti. Nelle pitture all’olio raggiungono talvolta il 50%, nelle murali lavabili il 15%. 

 

I solventi più comuni contenuti

Tra i solventi più comuni, ricordiamo il benzolo, uno dei più pericolosi. Esso può gravemente irritare le mucose, comportare modificazioni nella composizione sanguigna, danni ai reni, al fegato e alla milza. Le trementine sintetiche e il tetracloruro di carbonio hanno azione cancerogena. La prolungata respirazione causa nausea, irritazioni e svenimenti. Il diclorometano può agire sul sistema nervoso. L’avvelenamento acuto provoca paralisi nervomotoria. Insomma, c’è ben poco di cui stare tranquilli e sereni!

Alla luce di quanto ti abbiamo appena detto, ti chiederai perché non dovresti ricorrere alla pittura ecologica. E fai bene! La tradizione architettonica ci ha permesso di conoscere le finiture a grassello di calce; sono altamente resistenti alla formazione di muffe e traspiranti. Non è indispensabile puntare ad ottenere a ogni costo un prodotto al 100% naturale; tuttavia, è sicuramente essenziale che lo sia il maggiormente possibile. È fondamentale aspirare a obiettivi concreti quali la drastica riduzione del livello di sostanze nocive volatili (i cosiddetti COV). 

 

Pittura ecologica per la “Terza Pelle”

In seconda battuta è cruciale consentire la traspirazione delle pareti, le quali devono fungere da filtro di regolazione dell’umidità. Per farvi riferimento, gli addetti ai lavori usano un termine interessante: “Terza Pelle”. Se la “Prima Pelle” è l’epidermide e la “Seconda Pelle” è data dai vestiti indossati; la “Terza Pelle” è l’abitazione in cui viviamo. In quanto tale deve essere anch’essa traspirante. Semplice. 

Dipingere i muri con la pittura ecologica non ha alcunché di rivoluzionario, semmai è un’antica pratica da riscoprire. Una filosofia determinante per assicurare la salubrità dell’aria e proteggere dall’umidità.