Un palazzo antico potrebbe essere davvero suggestivo come abitazione, ma in alcuni casi ci si potrebbe chiedere come considerarlo.
Infatti, si potrebbe cercare di capire se sia possibile considerare un palazzo antico come un edificio unifamiliare, allo scopo di avere accesso all’esenzione dagli oneri concessori nel caso di un intervento di ristrutturazione.
In relazione a questa fattispecie è di recente intervenuto il Tar Veneto, sezione II, con la sentenza 5 marzo 2019, numero 289.
Palazzo antico e l’esenzione per i contributi di ristrutturazione
Il caso particolare riguardava la possibilità di considerare come unifamiliare un palazzo antico, al fine di poter accedere all’esenzione dal contributo di costruzione e di ristrutturazione.
Questa esenzione, secondo un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato, non sarebbe dovuto per gli interventi di ristrutturazione e di ampliamento che non superino il 20%, ma solo per edifici unifamiliari.
In questo senso, e sempre per un orientamento giurisprudenziale consolidato, la nozione di edificio unifamiliare deve essere interpretata nel suo significato socio economico.
In particolare, si farebbe riferimento a quelle che possono essere piccole proprietà immobiliari per le quali, quindi si dovrebbe concedere un trattamento più favorevole e differenziato rispetto a ciò che accade per altri tipi di edifici.
Nel caso di un palazzo antico, invece, non si andrebbe a verificare l’insieme dei fattori che consentirebbero di accedere a questo tipo di vantaggi.
Questo perché la stessa ristrutturazione andrebbe ad aumentare notevolmente il valore del palazzo antico, costituendo un vantaggio che andrebbe ben oltre rispetto alla normale abitabilità del palazzo stesso.